Finalmente, nel 1963, arriva il debutto in Serie B, una categoria che appena quattro anni prima neppure il più ottimista dei tifosi rossoblù avrebbe potuto immaginare come il palcoscenico delle gesta dei suoi beniamini. Il Potenza si appresta ad affrontare il suo primo campionato nella serie cadetta senza clamori, con la modestia e l’umiltà di chi è consapevole di aver investito pochi milioni nella campagna acquisti per non fare “il passo più lungo della gamba”, ma anche con la convinzione di essere arrivati fin lì per meriti propri e quindi decisi ad affrontare la nuova avventura con fierezza e dignità. La squadra, affidata per il secondo anno consecutivo a Rubino, è pressoché identica a quella della stagione precedente: alle importanti partenze di Mascìa e Quaiattini fanno riscontro gli arrivi del secondo portiere Ducati (dalla Sarom Ravenna, in passato al Milan), del terzino Casati (dalla Juventus), del centromediano Merkuza (dalla Triestina), del mediano Dellagiovanna (dall’Inter) e dell’interno Carrera (dalla Juventus), oltre al ritorno di Nesti.

La domenica precedente l’inizio del campionato c’è un’interessante anteprima: si disputa il primo turno di Coppa Italia ed al “Viviani” scende la Roma che milita in Serie A. I giallorossi si impongono per 2-0 con doppietta di Manfredini ma la prova dei giocatori lucani, tutt’altro che timorosi, è convincente e validissima dal punto di vista tecnico e, seppur eliminati, strappano applausi convinti agli 11mila spettatori presenti.

Il 15 settembre comincia il torneo cadetto: il Potenza coglie un pareggio interno per 1-1 con il forte Padova (la prima rete rossoblù in Serie B la segna Vincenzo Rosito che raddrizza le sorti del match). Seguono le trasferte di Alessandria (0-0) e Monza (sconfitta per 1-0 su rigore) ed un altro pareggio casalingo (0-0 col Brescia). Alla quinta giornata il Napoli, sfruttando una delle poche occasioni di una gara sostanzialmente equilibrata, espugna il “Viviani” per 1-0 violandone l’imbattibilità che durava da due anni. Ed a Cosenza ancora una sconfitta di misura per la matricola lucana che non riesce più a far gol (un solo centro in 6 gare). La crisi dell’attacco porta i dirigenti potentini ad acquistare dal Bari il centravanti Bonacchi, un rinforzo non proprio indovinato che si rivelerà una delusione. Quello che l’ex barese non offre all’economia della squadra, lo dà invece l’inserimento di Carrera in prima linea già dalla settima giornata, il 3 novembre 1963, quando il Potenza batte per 3-1 (reti lucane di Gareffa, Carrera e Lodi) la Triestina ottenendo la prima vittoria della sua storia in Serie B. E la domenica successiva i rossoblù si confermano in maniera ancora più clamorosa sconfiggendo il Lecco capolista per 4-0 con reti di Viacava (doppietta), Carrera e Lodi. Capitalizzate al massimo queste due gare interne, il Potenza coglie il terzo risultato utile consecutivo a Catanzaro (0-0), ma poi perde in casa (0-1) con l’Udinese. Dopo due pareggi (1-1 col Verona e 2-2 a Parma), il Potenza fa un’altra vittima illustre, il Cagliari di Gigi Riva trafitto da un gol di Gareffa. Il torneo prosegue a fasi alterne (pari interno con la Pro Patria ed esterni a Varese e Prato, inframezzati dalla sconfitta di Foggia e dalla vittoria col Venezia) ed il girone di andata si conclude con la vittoria di Palermo, quando Carrera regala ai lucani il primo successo in trasferta di Serie B.

Nel girone di ritorno il Potenza consolida la sua posizione cogliendo diversi altri risultati importanti: indimenticabile il pomeriggio dell’8 marzo 1964 quando la squadra rossoblù, adottata ormai dall’intera regione, vince per 2-1 al “San Paolo” contro il Napoli con reti di Carrera e Rosito e rigore all’89’ del campano Gilardoni. La chiusura del Potenza al suo primo campionato di “B” è in bellezza (2-0 al Palermo), a suggello di una stagione ricca di tante grandi ed inattese soddisfazioni. La squadra termina al nono posto con 38 punti (uno in meno del Napoli), frutto di 10 vittorie, 18 pareggi e 10 sconfitte, 31 reti fatte e 28 subìte. Ma il bello deve ancora venire…

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