di Pasquale Scarano
Un match inguardabile, quello tra Potenza e Messina, dove le due squadre si sono rivelate taccagne nella elargizione del gioco, unico assente ingiustificato. I leoni si sono rivelati disordinati, scomposti nel tentativo d'imbastire una qualsivoglia tipologia di manovra, e bloccati dal pressing alto dei peloritani che impedivano alle fonti di gioco di esprimersi, con una pressione generata da uno schieramento corto e compatto. I rossoblù, impediti alla costruzione d'impostazioni e fraseggi, erano costretti al lancio lungo, sempre preda della squadra ospite, che faceva valere la fisicità e l'anticipo nel gioco aereo.
Così, nel 1° game, dopo un avvio promettente dei rossoblù con Saporiti e Volpe autori di pericolose conclusioni, i biancoscudati prendevano il comando delle operazioni, senza però, riuscire a concretizzare. Da rilevare una sola conclusione di Ragusa, con sventola d'esterno dal limite, non lontana dal palo.A questo importante scontro per la salvezza, i leoni si presentavano con il solito 3-5-2, dove Alastra era tra i pali protetto da Armini, Sbraga e Maddaloni centrali difensivi, (capaci di bloccare la punta centrale Plescia),i quali erano costretti ad impostare la manovra per il costante pressing avversario; in mezzo al campo Schiattarella veniva soffocato da Plescia in prima battuta e l'interno Franco in 2°, il tutto senza poter contare sull'efficace collaborazione delle mezz'ali Candellori e Saporiti, contrastati da Firenze e Frisenna.
Sul versante esterno, gli unici che creavano spunti erano Hadziosmanovic e Volpe che davano problemi ai terzini Salvo e Ortisi, i quali, però, potevano giovarsi, non solo del raddoppio in marcatura degli esterni offensivi Emmausso (ex di turno) e Ragusa, ma anche degli altri centrocampisti in maglia giallorossa. In attacco i rossoblù presentavano Asencio e Di Grazia, i quali erano francobollati dagli stoppers Manetta e Pacciardi, sempre pronti nel contrasto e negli anticipi. Il Messina, dunque, nonostante l'adozione del 4-3-3 potesse far pensare ad un atteggiamento spericolato, dimostrava d'avere un grande equilibrio tattico, ostico per la produzione di opportunità offensive degli avversari.
Nel 2° game si attenuava la pressione dei peloritani, ed il Potenza prendeva l'iniziativa ma non riusciva a costruire nessuna rilevante opportunità offensiva, nonostante mister De Giorgio avesse operato numerosi cambi per infondere energia alle iniziative rossoblù; unica annotazione, aldilà dei numerosi cross scagliati dai leoni in area giallorossa, la conclusione, alla mezz'ora,del neo-entrato Pace, libero in piena area di lanciare un missile non distante dal bersaglio.Occasione perduta, anche perchè, il Messina, in tutta la 2° frazione di gioco, non era stata in grado di effettuare neppure un tiro in porta. Il match terminava, quindi, con le contestazioni del pubblico, sia nei confronti della squadra che della società.Ai posteri l'ardua sentenza.