Oggi, 23 novembre 2017, ricorre il 37° anniversario del terremoto del 1980. Riproponiamo la copertina che sette anni fa dedicammo a quella terribile esperienza che segnò profondamente la storia della nostra città.


Sono passati trenta anni dal terribile terremoto del 23 novembre 1980 che sconvolse in particolare molti comuni di Basilicata e Campania. Poco meno di cento secondi, un lasso di tempo breve ma interminabile allo stesso tempo, rimasto nella memoria di tutti noi. Il bilancio fu tragico: quasi 3.000 morti, oltre 10.000 feriti, tantissimi senza tetto. Un evento che per la sua drammaticità trasformò radicalmente la città di Potenza e cambiò la vita anche di tutti noi costituendo di fatto un vero e proprio spartiacque temporale: esiste un “prima” e un “dopo” terremoto nell'esperienza di chi ricorda quei terribili momenti.

Ma veniamo alla nostra copertina. Una foto di un'intensità unica che genera due stati d'animo tra loro in antitesi: leggerezza e drammaticità, quasi a voler esorcizzare quel senso di disperazione e rassegnazione con in mente la sola voglia di ricominciare.

Davanti all'obiettivo del fotografo posano sorridenti tre ragazzi tutti imbacuccati a causa il freddo pungente e con doposci ai piedi. E' passato qualche tempo dal giorno del terribile sisma, forse un mesetto. Si tratta di tre calciatori del Potenza: da sinistra Antonio Falanga, Silvano Olivetti e Massimo De Paolis; il primo napoletano gli altri due romani. Poco più che ventenni e per lo più lontani da casa per amore del calcio; costretti a vivere, con paura, un'esperienza di vita sicuramente più grande della loro giovane età, in fondo sono solo dei ragazzi. La drammaticità del momento è testimoniata dall'imponente impalcatura alle spalle dei giocatori, in “libera uscita” per la città, a sorreggere un fabbricato evidentemente pericolante. E poi si nota la neve, copiosa, che, quasi a farsi beffa delle tante, terribili, difficoltà del momento, nel Dicembre '80 cadde abbondante sul capoluogo lucano. Alle spalle dei tre atleti in bella mostra un manifesto di un film scollacciato dell'epoca il cui titolo “ Dove vai senza mutandine? ” evidentemente non lascia molti dubbi sul contenuto della pellicola. Un attimo di goliardia che suscita un sorriso, paradigmatico della voglia di vita che in quel frangente prevale sul senso di morte e di desolazione interiore.

Ma riviviamo nelle parole di Silvano Olivetti le sensazioni, in un breve resoconto, di come è stato vissuto emotivamente quel 23 novembre 1980:

Quel giorno è stato veramente terribile … eravamo fermi in autogrill ( n.d.r. di ritorno dalla trasferta di Casarano, gara persa dai rossoblu per 1 a 0 ) e abbiamo appreso la notizia, si può immaginare il panico che si è creato specialmente per quelli che a Potenza avevano la famiglia. Siamo saliti di corsa in autobus e partiti per Potenza … all'arrivo in città noi entravamo e code di macchine uscivano, sirene ambulanze pompieri, polizia sembrava di stare in un film, ma purtroppo era la realtà.

Scesi al campo ognuno di noi si è recato alle proprie abitazioni, io vivevo con De Paolis, Polidori e Falanga presso una signora; arrivati sotto il palazzo i vigili e i poliziotti non ci permisero di entrare in quanto il palazzo era inagibile e pericoloso, ma poi tramite una conoscenza siamo saliti accompagnati da un poliziotto in fretta e furia con la tremarella e il cuore a mille abbiamo preso alcune cose personali e ci siamo diretti al campo dove abbiamo passato la notte e ci siamo sistemati sulle panchine e sui lettini dei massaggi; una notte indimenticabile anche perché non siamo riusciti a metterci in contatto con i nostri cari che erano in estrema agitazione…Altre cose sono successe quelle notte magari ne parliamo un'altra volta...”.

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